C’era un grosso albero i Gelsi
giusto al centro
di una casa colonica vicino al mare
e ci faceva un’ombra gigante.
Noi ci rifugiavamo sotto
e ne mangiavamo i suoi frutti
cantando con la nostra piccola vocina
mentre il nonno intanto registrava.
Poi un pò più distante
c’erano calcinacci e mattonelle
e terreno tutti ammonticchiati lì
che non servivano a niente.
Ed io giocavo
toccavo quel terreno brullo
lo bagnavo e lo animavo
plasmandolo sulle mattonelle
e ne facevo tanti cuori.
Poi vendevo i miei capolavori
a clienti immaginari.
Con la bicicletta correvo
fino a quella distesa di grandi girasoli
che il tramonto rendeva così belli
e già sapevo che questa immagine nella mia vita
non l’avrei mai dimenticata.
E c’era un mare
che mi facevo solo arrivare alle caviglie
e giocavo con le sue conchiglie.
All’alba il sole era una enorme palla di fuoco
che sembrava seguirci ovunque
e tutto era invaso di colori delicati
e la sera aspettavamo le barche dei pescatori
che ci regalavano pesciolini piccoli
E si faceva festa.
Quanto ci vorrei tornare
a rivedere quei luoghi di trent’anni fa.
Luisa De Franchis